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PMI: crisi finanziaria e ripresa delle PMI italiane

 
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Dieci mosse per anticipare la ripresa dell'economia

di Marco Bellinazzo

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9 ottobre 2009

Credito difficile, pagamenti dei clienti in stand by, imposte troppo elevate (specialmente ora, visto il ritmo degli incassi), costo del lavoro insostenibile. E, tutto ciò, in un quadro di concorrenza internazionale sempre più agguerrita. Sono alcuni – non tutti – fra i tasti più dolenti della crisi, che le imprese stanno affrontando in questi mesi. Certo, spulciando i dati dei fatturati in calo, gli ordini che arrivano, ma col contagocce, le lettere delle banche che lesinano i prestiti, per molti non resta che confidare nella ripresa. Eppure, qualcosa è possibile fare. Da subito. Magari con l'aiuto dei consulenti. Di misure per traghettare l'azienda, infatti, ce ne sono. Il problema, semmai, è di capire se fanno al caso proprio.

Il costo del lavoro
Anzitutto si può provare ad alleggerire il costo del lavoro (visto che l'Irap non sarà abolita). Prima di ricorrere agli ammortizzatori (mobilità, cassa integrazione e quelli in deroga per chi finora ne era escluso) per i quali le risorse pubbliche potrebbero non bastare, si possono tentare soluzioni "interne". Consulenti del lavoro e giuslavoristi possono dare buoni consigli. Per esempio, si può concordare con i dipendenti lo smaltimento di ferie e permessi arretrati, oppure la trasformazione dei full time in part-time o, ancora, per "sospendere" il rapporto di lavoro o ridurre l'orario con i contratti di solidarietà.

Alleggerire il peso del fisco
Semestrali alla mano, poi, bisognerà rivolgersi al commercialista e magari agli esperti finanziari più fidati. Il Governo con il decreto anti-crisi ha messo in campo diversi incentivi. Ma bisogna studiare a fondo la situazione per giocarsi bene le carte. Partendo dal fatto che è preferibile avere risorse proprie. Avvalersi dello scudo non è una cattiva idea, perciò. Ci si finanzia al 5 per cento. Del resto, l'accesso al credito è sempre più un problema e anche la moratoria di mutui e leasing sottoscritta dall'Abi ad agosto non si ottiene facilmente e molti istituti chiedono che un professionista certifichi la continuità aziendale. Insomma, non una facile scorciatoia. Quindi, se si hanno beni in portafoglio o da scudare (salvi i problemi di accertamento) si può ricapitalizzare fino a 500mila euro. L'operazione apre le porte, specie nelle Pmi, a un risparmio del 3%, pari a 15mila euro per cinque anni.
Tutte le imprese, invece, possono avvalersi della Tremonti-ter: investire in nuovi macchinari dà un risparmio pari al 50% dei costi sostenuti (più un altro 10-12% che può essere annualmente ammortizzato a seconda del bene). Con alcune avvertenze, però. Se si prendono soldi dalla banche, occorre stare attenti nelle società di capitale a non superare la soglia del 30% del Rol (il margine operativo lordo), dopo la quale scatta l'indeducibilità degli oneri finanziari. Invece, dato che nel 2009 molte aziende finiranno in rosso, bisognerà tener conto dell'intreccio tra perdite fiscali e bonus Tremonti-ter. Le imprese più strutturate e in contabilità ordinaria – per le quali forse più si adattano i beni strumentali oggetto delle agevolazioni della tabella Ateco 28 – possono sommare il bonus del 50% alle perdite "fiscali" e riportarle per compensare gli utili su cui si pagano le tasse nei prossimi cinque anni. Mentre quelle in contabilità semplificata, il 70% delle realtà italiane, devono usufruire del l'agevolazione nell'anno in cui fanno l'investimento (possibile fino al luglio 2010) e possono dedurre le perdite dal reddito complessivo.
Con commercialisti ed esperti fiscali si dovrà studiare la strategia anche su altri fronti caldi: dai crediti inesigibili agli studi di settore, dal ricorso alla rateizzazione delle imposte agli ammortamenti.
Per sottrarre all'imponibile Ires i crediti che non si riescono più a incassare si dovranno far scattare pignoramenti e altri atti esecutivi in modo da farne emergere l'inesigibilità entro il 31 dicembre. Oppure si può cedere pro-soluto i crediti in sofferenza a una società di factoring. Sugli studi di settore corretti in chiave congiunturale potrebbe non essere così urgente l'adeguamento, visto che in primavera la versione definitiva di Gerico 2009 potrebbe essere più "clemente" rispetto a quella attuale. Poi si potrebbero svalutare le rimanenze in magazzino, aumentate con la crisi, ma i criteri per ottenere lo sconto fiscale sono laboriosi.
Le rateizzazioni delle imposte vengono concessi con minori ostacoli, però le rate non sono ammesse per il secondo acconto in scadenza il 30 novembre. Per questa scadenza, il rimedio può essere la scelta del calcolo "previsionale" sul 2009 (in alternativa al metodo storico), per ridurre così il prelievo.

La continuità aziendale
Infine, se proprio queste misure non dovessero essere sufficienti si può ricorrere all'assistenza di un avvocato e optare per le procedure pre-concorsuali previste dalla nuova legge fallimentare che mirano al salvataggio dell'impresa. Si tratta del "piano di risanamento attestato", vale a dire del piano diretto a risanare la situazione finanziaria attestato da un professionista (e che esclude azioni revocatorie) e degli accordi di ristrutturazione dei debiti siglati con il 60% dei creditori per poter garantire la continuità aziendale.

9 ottobre 2009
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